John P. Portelli ha una voce lirica riconoscibile e forte. Le sue liriche hanno un senso realistico e quasi diaristico della vita quotidiana, che spesso parte dalla registrazione di esperienze di viaggio e dal contatto con il paesaggio italiano; ma, sullo sfondo, si intravedono i conflitti sanguinosi che agitano la storia contemporanea (in particolare, in Medio Oriente e, nel ricordo, la Shoah). Insieme, c’è una trasfigurazione simbolica degli eventi che ricorda la tradizione simbolista o ermetica. Anima la poesia di Portelli una continua ricerca di senso e di felicità non solo individuale, nello stupore per la bellezza delle cose, nel dialogo con le persone amate, nella volontà di non arrendersi alla sofferenza.
Raffaele Donnarumma
Professore associato di Letteratura italiana contemporanea Università di Pisa
Le poesie del prof. John P. Portelli si presentano ricche di sentimenti intensi e di una forte attenzione ai dettagli della vita, secondo un gusto di forte impressionismo. Le prime partono da immagini dell’Italia tra Toscana e Veneto, dove alla bellezza dei monumenti e dei luoghi si sovrappone ora una realtà fatta di frasi e di gesti a volte persino scomposti. In generale, il poeta cerca una pace e una serenità che non sembra facile trovare, fra lotte violente (come quelle della Striscia di Gaza) e speranze deluse.
Ma restano tanti momenti lieti e intensi, e i testi di Portelli risultano spesso memorabili proprio per la gioia leggera che riescono a infondere, come fa Athos, degno senz’altro di un confronto con il miglior Ungaretti.
Alberto Casadei,
Professore ordinario di Letteratura italiana contemporanea Università di Pisa